Vino e medicina: storia
Il vino è una soluzione di acqua e alcool e soprattutto contiene più di 6000 micro e macro elementi ricavati dalla fermentazione alcolica totale o parziale dell’uva o del mosto dell’uva.
La fermentazione alcolica viene fatta risalire al 7.000 a.C. è possibile dunque che il vino fosse già utilizzato in campo medico come rimedio erboristico e anestetico, come cioè venne considerato sino a non molti decenni fa anche in Occidente, prima dell’avvento di sostanze più specifiche ed efficaci. Dal punto di vista biochimico gli studi concordano che esso contenga una buona dose di polifenoli, cioè sostanze dall’alto valore antiossidante che a livello fisico sono in grado di apportare ottimi benefici cardiovascolari, metabolici, e a livello osseo. La medicina cinese lo ritiene un buon rimedio in caso di dolori addominali, dolori articolari, diarree o stipsi, ma anche per concorrere a risolvere disturbi quali crampi, contratture, dolori mestruali o disturbi di circolazione del sangue.
Tra il V, IV secolo a.C. Ippocrito di Cos, uno dei più grandi medici dell’antichità, considerato il padre della medicina, lo prescriveva per curare le ferite, per combattere la febbre, come purgante e come diuretico. Per Esculapio era panacea perchè"addormenta il frenetico e sveglia il letargico".
Infatti per duemila anni fu impiegato per disinfettare ferite e per rendere potabile l’acqua.
Gli Egizi lo usavano come anestetico locale, mentre i Romani lo aggiungevano ai loro decotti con erbe medicinali. Briciole di pane imbevute nel vino dolce aromatizzato erano usate per svezzare i bambini. Inoltre il medico privato di Marco Aurelio, Galeno nel suo manoscritto De Rimediis dedica un intero capitolo a ricette a base di vino a scopo terapeutico.Il vino era assegnato agli ospedali militari da campo in quanto rappresentava la principale medicina e ai soldati ammalati veniva somministrato per alleviare il dolore e sanificare le ferite riportate in battaglia.D'altra parte che il vino fosse un farmaco fin dai tempi remoti è dimostrato anche in tanti passi del Vangelo dove spessissimo si accompagnava al pane e all'olio per scopi medicamentosi
Ma fu il “Liber de Vinis”, un trattato sui vini scritto dal medico catalano Arnaldo da Villanova, a ribadire con fermezza il concetto di uso del vino a scopo terapeutico, durante il tardo Medioevo.In quel periodo era notissimo il passo della prima lettera di San Paolo a Timoteo:"Smetti di bere soltanto acqua,ma fa uso di un pò di vino a causa dello stomaco e delle tue frequenti indisposizioni"
Il “Liber de Vinis” era un’opera originale che presentava dei pareri medici sul vino, grazie alla quale l’autore ne sottolineava le qualità antisettiche, corroboranti e ne consigliava l’uso nella preparazione degli impiastri. Egli scriveva: “Il vino mirabile giova ai melanconici, ai malati di cuore, a quanti soffrono di bruciori, soprattutto nelle vie epatiche, urinarie e alla vene; naturalmente e adatto anche ai colerici”. Compilò inoltre una lista di vini aromatizzati efficaci contro ogni sorta di malattia, come ad esempio il “vino al rosmarino” capace di regolare l’appetito, raddrizzare i tendini, rendere bello il viso e far crescere i capelli.
Plutarco asserisce che"il vino dissolve dell'animo l'elemento servile,poco sincero,e infonde veridicità e coraggio"....non per nulla si dice in vino veritas
Si narra che per alleviare il dolore della gamba incancrenita di Re Sole, questa venne fatta immergere in una vasca piena di vino caldo aromatizzato.
A metà ‘800 i medici tedeschi consigliavano il vino come stimolante cardiaco. Anche oggi sono confermate le proprietà terapeutiche del vino, anche se a volte con pareri discordanti, perché non si vuole di certo incitare all’abuso di consumo che potrebbe avere invece conseguenze molto negative (questo tema verrà trattato nei prossimi post!).
Tutto va fatto sempre nella giusta misura!
Il vino tra Storia e Mito
"...guarda 'l calor del sol che si fa vino, giunto a l'omor che dalla vite cola....cosi scriveva Dante nel XXV canto del Purgatorio forse i versi più belli mai dedicati al vino dove il Poeta avoca attraverso la trasformazione dell'uva in vino l'anima umana che s'infonde nello spirito della natura.D'altronde il vino come tale è sovente associato al sacro e come tale ha necessariamente un lato profano oscuro che lo porta a divenire corrotto corruttore sporco torbido contaminante.nello sviluppo cristiano della liturgia e della teologia del vino ci sia un elemento pagano,dionisiaco appunto i tralci della vite sono essi stessi simboli dionisiaci e lo stesso Dio pagano il cui mito ne narra la morte e la resurrezione è la divinità pagana che più ricorda Cristo.
Se per Esculapio era panacea di tutti i mali per Aristotele ingenerava malinconia e lussuria.In Omero era associato a carne e pane come componente integrante del banchetto ospitale,ma con l'avvento del culto di Dioniso nel mondo Ellenico diventerà simbolo sacro del sangue del dio.Simbolo di morte e rinascita il vino è proibito nelle liagioni agli dei degli inferi in cui si usa il suo equivalente umano:il sangue.A livello mistico il vino può indicare l'unione di Dio con l'anima dei fedeli e in effetti tutta la sacralità cristiana ruoterà attorno al pane e al vino consacrato in una santa cena.Pare che
il vino sia nato per caso nell’Europa
Medio-Orientale, da del succo di uva conservato in otri di pelle che
all’improvviso cominciò a fermentare.
Il vino era conosciuto dai Babilonesi e agli Egiziani, ma per parlare di vera e
propria viticoltura occorre attendere fino all’epoca della civiltà greca, nella
quale, il vino veniva consumato nei riti religiosi, durante le feste, o le
vittorie e veniva addizionato da elementi aromatizzanti. I romani sviluppano
altre tecniche di allevamento e raccolta delle uve e diffusero la coltivazione
della vite in molti territori europei tra i quali la Francia, la Spagna e la
Germania.
Alla
caduta dell’Impero Romano d’Occidente, furono i monaci benedettini ed i
cistercensi a continuare a coltivare la vite ed a studiare i processi di vinificazione, nella ricerca di ottimizzare
la produzione.In tutto il Medioevo
Durante
il Rinascimento il consumo medio pro capite di vino era di 200
litri l’anno.
Nel 1600
vennero introdotte le prime bottiglie in vetro, la cui produzione venne
perfezionata nel secolo successivo con la soffiatura a bocca;
sempre nel XVII secolo furono gettate le basi per la produzione degli attuali
spumanti ottenuti con la rifermentazione in bottiglia. Nel 1716 Cosimo III de’ Medici, con un
decreto, ha delimitato le zone di
produzione del Chianti, del Pomino e del Carmignano. Nella seconda metà
dello stesso secolo nasceva il Marsala, vino liquoroso italiano.
Le fondamenta
dell’enologia moderna sono state gettate da Louis Pasteur, nell’Ottocento, che studiò l’attività dei lieviti, cioè di cellule microscopiche che
fanno fermentare lo zucchero in alcol etilico, anidride carbonica e molte altre
sostanze.
Nel ‘900
con l’aumento dell’interesse verso il vino di qualità, sempre più disciplinato,
identificato in Italia e all’estero da denominazioni, si è assistito ad
un drastico calo nei consumi,
passati da oltre 100 litri l’anno a 37,9 litri l’anno. Il consumo di vino è
invece aumentato in quei paesi che solo con la globalizzazione hanno potuto apprezzarne sapore e tradizione,
come gli Stati Uniti, la Gran Bretagna, il Giappone, la Nuova Zelanda,
l’Austria, il Canada e la Repubblica Sudafricana, alcuni di questi paesi
diventando anche produttori sempre più fini.
Commenti
Posta un commento